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riz
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Il mio Garage

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Inserito il - 04 ago 2014 :  12:23:17  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
porcapaletta sei già passato! hai preso molta acqua in zona?

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una Lambretta, ti fa vibrare (anche) l'anima!
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Claude03
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Il mio Garage

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Inserito il - 05 ago 2014 :  21:23:29  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
On tour. 3 agosto. Confinato al confine.

Ore 9. Non sono solo ancora, e mi adeguo alle esigenze cristalline degli angeli custodi che mi assistono. Anticipando la sveglia, mi ritrovo desto cinque minuti prima del previsto. Mi sveglio con il suono della messa in moto di una Fiat 500. Dubito della natura del rumore sferragliante che odo, e mi consulto col mio compagno di stanza che conferma la mia ipotesi. Parte al secondo colpo; anche lei, come me, stenta a mettersi in moto... E tuttavia ci riesce. Seguo il suo esempio, strofino gli occhi, guardo il soffitto, impreco e mi alzo.
Passo dal bagno in comune, senza maglietta e senza pretese. Il problema è sempre lo sguardo... Fondo. Il Dio del sonno mi possiede. Ma non voglio farci caso e con l'asciugamano in spalla e molta noncuranza proseguo per la camera e mi agghindo per la colazione che si tiene al piano inferiore.
La signora che ci ospita è molto gentile: ci chiede cosa desideriamo ed, in principio, si affanna per esaudire i desideri di tutti. Dovrei dirle forse che non è il Genio della lampada, ma va da sè. A me piace essere servito. Ed anche riverito. Seppur la cosa non capiti così spesso... E lascio fare, con educazione.
Durante la colazione discutiamo del tragitto. Passaggio per Predappio. Poi sud. Bagno di Romagna. Lì le nostre strade si divideranno...

Partiamo dopo aver restaurato l'ordine primigenio delle valigie. Il carico sui mezzi è abbastanza agevole, e noto che la signora che ci ospita, dopo la ricompensa legalmente pattuita, è attratta dal mio sferragliante biciclo. Le concedo volentieri delle foto; sono comprese nel prezzo...

Subito dopo la partenza mi fermo per foraggiare il mio non-ruminante, ed avido, ronzino. Sarà perché è domenica, sarà perché siamo attraenti, io e Lei, ma... Trovo la gente molto disponibile. Una ragazzo, mentre spino gli ottani dalla pompa, mi dice di aver visto parecchi mezzi datati dirigersi verso Bertinoro. Dico di esser straniero e di non conoscer molto bene la località che lui mi indica. Tuttavia, gentilmente, mi segna, con l'indice, la direzione del corteo avvistato. Dopo la breve conversazione, l'uomo avvia il motore. E va, verso lidi a me ignoti. Nel frattempo una auto, in procinto di esser rifornita attende, in coda, che io sfili per lasciar posto. A gesti mi scuso per la lungaggine dell'operazione. Ma l'autista mi concede un cenno di grazia; con un sorriso compie il motto della persona a cui nulla importa di aver atteso. Mi stupisco, ed in fretta lascio il passo all'accesso della pompa numero quattro. Non so se dipenda da me o da Lei, tuttavia sembra che, stando assieme, le cose scivolino via; l'attrito cosmico non ci appartiene...
Riparto speronando la puledra, subito in salita. Destinazione Predappio. Oggi posso ancora permettermi, per qualche ora, di seguire chi fa strada. Tra curve e molli declivi giungiamo alla meta.
Bella Predappio. Lussureggiante. Quadrata. Ordinata. Qui si respira una pulita ed autoritaria aria italica, condita con un feticismo, abbastanza mitico e mitologico, che voglio immortalare. Cinema, scuole, porte di ingresso di edifici, statue... E l'edificio dell'Istituto Nazionale Assicurazioni mi lasciano... sospeso.

Proseguiamo verso Bagno di Romagna. Tuttavia una sosta si rende necessaria. Bocciata la mia proposta per la "Trattoria degli Artisti", la fermata vien spostata di qualche minuto. Arriviamo così in una solida e testata osteria -patria di pranzanti personaggi border-line e mezzi datati- ove, nel tentativo di ordinare qualcosa di alcolicamente locale, ci ritroviamo a bere del "frizzantino" con dell'Aperol. Poco male! I postacci mi piacciono; l'alcol corrobora lo spirito e fortifica il corpo. E dopo una vincente e romagnola partita a carte decidiamo, non senza difficoltà nel ritrovare l'oste per corrispondere il giusto compenso, di rimetterci in viaggio sotto le velate nubi che un po' ci accompagnano, oscurando il mite cielo.

Bagno di Romagna ci attende. Viriamo senza tema, sotto le sottilmente dense nubi, sopra l'asfalto denso di impurità. Oggi il nostro lavoro è questo.
Arrivati alla ridente località decidiamo che è il momento di separarci. Una gelateria dirime le nostre strade. Ma poco dopo ci penserà la pioggia...

Corro verso Verghereto. Ho lo strano presentimento di volermi fermare. La mia intuizione è abbastanza scientifica, a volte non voglio creder neppure io a quanto si avvera dopo averlo immaginato... E giustamente non le presto attenzione punto. Proseguo, sotto qualche goccia di pioggia verso Pieve Santo Stefano. Evito la statale E45. Voglio una strada a percorrenza normale. 17km. 23 minuti. Si può fare. So che la pioggia attenderà il mio arrivo a destinazione, qualunque essa sia.
Vado, dritto come un fuso. Intuisco la strada. La vedo. La percorro. Fino ad un certo punto. Quando.
No, no, no! Nooo! No. Strada chiusa. CHIUSA. "Cosa?". Il macigno di cemento segna il confine tra Romagna e Toscana...
Consulto il navigatore. Alternativa: fare un passo -Viamaggio- ed impiegare un'ora di tempo. Quasi tutta, con grande probabilità sotto il diluvio. Alzo la fronte al cielo. So che andrà tutto bene. Torno indietro. Al primo tuono mi fermo, in un borgo abitato, sotto ad una fermata dell'autobus. Esattamente nel punto in cui mi sono fermato venti minuti prima per fotografare un gruppo di bestemmianti anziani intenti al gioco delle carte. Il gioco a cui prima avevo vinto, pur senza segnare i punti su carta, come sarebbe d'uopo. Attendo la pioggia insistente prima di decidere che adesso, qualcosa deve esser fatto. Prendo in mano il telefono. E la prima cosa che succede ha dello stupefacente; leggo sullo schermo: "connessione wifi B&B BRAGAGNI". Potenza piena. Mi guardo intorno, ripetutamente. Non devo essere lontano... No.
Cerco informazioni su questa struttura. Trovo una pagina. Un numero di telefono. E chiamo.

Io: "Salve, buongiorno. Senta... Una informazione: sono un ragazzo, da solo, in lambretta. Sto girando l'Italia e sono qui a [...] ha un posto per questa notte".
Lui: "Ma dove sei? Sei il ragazzo qui davanti?"
Io: "Davanti... Dove?"
Lui: "Entra nel bar. Sono qui."

Attraverso la strada. Quel bar mi aveva stregato, e mi porterà fortuna. Lo so!
Mi presento. Chiedo. Ho quello che desidero -ad un prezzo non da signori, ma accettabile-. Un posto quasi "tugubre" - coniando e regalando un nuovo termine per il vocabolario italiano- in cui poter riposare.
Chiedo anche per il deposito del mio fido ronzino. E qui la cosa si complica... Ma non importa. Per ora salvo la pelle mentre il cielo sembra cadermi sulla testa.
Porto le valigie in salvo, mentre l'oste e gestore del B&B si assicura della mia identità...
Sposto la mia fida compagna di fronte alla porta d'ingresso dell'appartamento. So di esser stato notato... Lo sentivo; non tutti alloggiano una lambretta del 1963 all'interno di una fermata dell'autobus... E così...
Un uomo affabile e gentile mi osserva. E cominciamo a chiacchierare... Luciano, così mi sembra si chiami, è un appassionato di vespe. Ne ha un paio. Parliamo di quanto siano belle ed anziane, dei colori e delle forme. Mi chiede da dove vengo, dove vado... E io racconto la mie vicissitudini giornaliere: la strada chiusa, la pioggia. Il problema di dover riparare la mia Lambretta...
Ed in cambio ho tutto ciò che mi serve: apprendo che la strada che ho trovato chiusa si può fare, con calma... Inoltre, questa buona e mite persona, fornaio di professione, si offre di ospitare il mio mezzo nel suo garage privato, affianco alla sua vespa... Conduco il ferro nel loco deputato al ricovero, continuo a parlare con questo signore, molto gentile e cordiale; conosco la moglie, anche lei persona molto gradevole ed affabile. Ora ho un ricovero per il mio destriero e uno per me. Non manca altro che il diluvio che si è presentato se ne vada... Ma con calma. Perché io, ora che sono fermo, non ho intenzione di muovermi, se non per andare al bar che mi ha visto un paio di volte passare ed osservare al suo interno.
Ed infatti è la prima cosa che faccio: entro. Saluto l'oste con creanza e mi siedo all'esterno, a bere un bicchiere di vino rosso, mentre fuori - sopra la tenda che mi copre, lasciando trapelare qualche goccia sui miei pantaloni- diluvia.
Lì trovo un paio di buoni signori che mi interrogano sulla mia Lambretta e sul mio viaggio. Chiacchiero amenamente e volentieri con loro, mi piace. E scopro che uno dei due ha a sua volta posseduto una Lambretta, un 200cc, con la quale ha fatto almeno 13 ruzzoloni. Deve averli contati... Ed io rido, sorrido e racconto, a questi signori di cui ora conosco anche l'età - uno è classe 1949-, perché di meglio non mi poteva capitare.
Abbandono dopo un'ora la conversazione e mi dirigo nall'appartamento per riposare. E la cosa non mi riesce. Ma non importa. Tra l'altro vorrei conoscer il progettista e l'idraulico che hanno messo mano al bagno: vasca per l'acqua del water a destra, pulsante per l'acqua al centro della parete, sopra il bidet, water addossato all'altra parete. Testimone mi è la prova fotografica... A questo punto io rido da solo. Senza senso... Ma ho già avuto molto così. Poco dopo apprendo che i miei angeli custodi sono stati abbondantemente annaffiati dal nubifragio che io osservavo da sotto la tenda con un bicchiere di rosso in mano... Provo un sommo dispiacere e li invito da me, poiché sono a solo 10 km da dove mi trovo io... Ma proseguiranno verso nord. Soli.

Decido verso le otto che la cena può essere una buona idea per conoscere le usanze culinarie locali. Non ho intenzione di andare oltre al bar che già conosco. Sono a piedi e pioviggina. Non sfido la sorte. Il bar va benissimo.
Mi avvio.
Entro.
Osservo le persone che respirano all'interno dell'edificio. Va bene. Avrò il mio da fare...
Ordino del cibo. Una piadina. Va bene. Va bene. Approvo e non chiedo oltre che un po' di "maionese" ed un quarto di litro di vino rosso che si moltiplicherà nel corso della serata.
Ho in fronte a me una signora, sui settant'anni, proprietaria di un barboncino che tiene gelosamente sulle ginocchia, mentre sorseggia un caffè. La donna si rivela anche un po' dura d'udito... E sorrido alle castronerie che assembla ascoltando il telegiornale sulla rete ufficiale...
Assaggio dei cantucci e vin bianco, offerti dall'oste imprecante, oramai amico, con cui mi intrattengo per quasi un'ora al banco, dopo aver finito di mangiare. Scopro molte cose, parliamo di soldi, di San Marino e di Rimini...
Finita la conversazione mi dirigo verso lo stabile che mi ospita. Trovo 5 cent di euro che sostituisco con un ferro da 1 cent...
Stanco ma assistito dalla sorte e da me stesso cerco di dormire in un letto che non vale quanto ho pagato. Tuttavia io credo che le cose dovessero andare così. Anzi. Ne sono certo... Ed il sole di domani, a colazione, mi saluterà, da qui.

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Claude03
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Inserito il - 05 ago 2014 :  21:28:52  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Eccomi!

Grazie Marco! Troppo gentile! :-)

Wildcat: mi spiace! Non ho fatto a tempo a legger... Ma dovrei ripassare in zona al ritorno. Volendo ci sentiamo!

Riz: porca miseria! Io l'ho schivata, ho trovato rifugio in tempo in modo rocambolesco, se leggi sopra ti puoi fare anche due grasse risate... ma i miei compagni di viaggio provvisori, in ritorno, l'hanno beccata tutta. E si son dovuti arrendere e sono tornati a Bagno di Romagna... Sono ripartiti dopo le otto...

Vedrò di controllare il forum più spesso. Scusate ma tra i monti non è sempre possibile...

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Iso
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Inserito il - 05 ago 2014 :  23:34:00  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Bel racconto, saresti un bravo romanziere.

Ciao.
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Claude03
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Inserito il - 06 ago 2014 :  01:54:53  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
On tour. 4 agosto. E45. I love you.

Deve essere stata una gran bella serata quella dei miei amici Vag all'Orange Bar iersera. Mi arriva un messaggio: appena sveglio.
Giordanovag deve averci dato dentro...

Ore 8.55. Anticipo la sveglia che avevo puntato alle 9.05. E dato che ci sono, la posticipo alle 9.20. Vorrei dormire. Ma non importa. Mi sveglio in anticipo anche sulla seconda sveglia. Come di rito, entro ed esco dal bagno. Mi abbiglio ed esco verso il bar dove mi aspetta la mia colazione. Caffè e brioche. E chiedo di regolare il conto, offertomi come da accordi. Il proprietario mi chiede, al mio ritorno in appartamento, di spegner l'interruttore elettrico generale. Me lo segno per non dimenticarlo. Una volta entrato eseguo l'ordine, e comincio a preparare lo zaino.
Poco dopo recupero il mezzo alla posta della sera prima. Entro nel negozio del fornaio ed incontro la figlia, come l'uomo aveva detto. La ragazza mi accompagna al garage dove giace il mezzo. Mi chiede da dove vengo e dove ho intenzione di andar... È gentile. Rispondo volentieri. Recupero e dono alla ragazza un mio biglietto da visita, per il padre. Se vorrà saprà chi sono e dove trovarmi...
Torno verso l'appartamento per recuperare le valigie e caricare tutto sul mio ronzino. Decido di rimetter a posto i 5 cent della sera prima. Tanto torneranno indietro...
Passo di nuovo al bar per lasciar le chiavi e salutare. Marco è gentile, ci scambiamo i contatti e lui batte uno scontrino, da 5 cent, per lasciarmi il suo numero di telefono. Come al solito ho ragione, i 5 cent sono tornati in gioco... E mi scriverà un messaggio più tardi.

Esco e metto in moto. Il sole splende. L'aria è fresca e limpida. La strada incerta non mi preoccupa. Metto il mio giubbotto in pelle e vado.
Di nuovo la strada di ieri, e di nuovo il macigno di cemento ad interromperla. Ma stavolta supero a lato l'ostacolo, e vado per la mia strada, ufficialmente interrotta...
In verità non credo di aver mai visto strada in condizioni peggiori. Più che altro è proprio priva di qualsiasi cura. Nulla. Sterpaglia ovunque, macigni, frane e buche costellano la strada. Che di per se è bella da percorrere. Caratteristica. Molto caratteristica. E purtroppo molto disastrata. In molti punti. E per cinque lunghi chilometri la mia attenzione è massima...

Finito il tratto chiuso ufficialmente, ma aperto a me, un signore mi nota e mi saluta. Mi fa piacere. Devo attrarre l'attenzione in qualche modo... Deve esser così sicuramente...
Arrivato a Pieve Santo Stefano decido di fare miscela. Come al solito non mi accorgo della possibilità di risparmiare al "Self" e mi faccio servire, con non curanza. Soprattutto perché della cosa e della spesa mi son curato dopo... Ma pazienza. Chiudo il serbatoio e riparto. Voglio sostare e mangiar qualcosa a Sansepolcro. Ma prima devo risolvere una cosa: il cavo dell'acceleratore si sfila dal carburatore. Poco male. Mi fermo cinque minuti e riparto. Ed in poco tempo arrivo. Lungo la strada che porta verso il centro un cavalluccio marino gonfiabile mi attraversa la strada e quasi mi sfiora il casco. Mi sembra di essere in un sogno... In fondo vedo la porta del centro città ma non entro. Non trovo un varco buono per farlo e decido di lambire il centro, imbattendomi in un ristorante che attrae la mia attenzione. Mi fermo e chiedo, con riverenza, del vino e degli stuzzichini. So che questo non è lo standard per un posto del genere, però... La gentile proprietaria mi accontenta volentieri ed esce dal locale, in una sorta di palco dove ho preso posto, per prepararmi il tavolo -con una deliziosa tovaglietta disegnata e colorata- e per chiedermi di scegliere il vino. Le dico che mi fido e che mi consigli lei, a suo gusto. Così è: assaggio e approvo la scelta. Perfetto! Ovviamente la ragazza nota il mio mezzo parcheggiato praticamente davanti all'ingresso del locale. Il suo occhio si posa sui buchi allo scudo che non ospitano la scritta Lambretta. E mi dice che, girando per mercatino dell'usato, magari riesce lei a procurarmela. Ringrazio. Fa piacere trovare persone così gentili ed interessate alle cose che si fanno con passione...
Poco dopo una cameriera esce con dei crostini: deliziosi. Alle 12.45 il mio palato assapora il tutto. Buono. Troppo. E chiedo il bis di tutto. Che bellezza. Amo la Toscana e questo posto.
Dopo un'ora devo andare, è tempo di continuare a scendere verso sud. Nel conto scopro che Sara mi ha offerto il vino. Troppo gentile. Davvero. Le lascio i miei contatti sul retro di una foto che ho con me. Magari trova una scritta adatta a me è alla mia Bestiola ferrata.
Ma devo proseguire. Sello i cavalli e vado. Città di Castello mi attende...

Proseguo con calma, la strada è abbastanza regolare e piacevole. In poco tempo trovo le indicazioni per Città di Castello. Mi guardo attorno ed entro, con calma, in seconda marcia, al minimo.
Un locale attira la mia attenzione: portone in legno, pavimento con assi dello stesso materiale, ed all'interno biciclette a pancia in si è foto di tutti i tipi appese ai muri... Mi soffermo un attimo, decido di fotografare il posto. Pittoresco. Ad un certo punto, uno uomo che stava in mezzo alla strada al telefono mi si avvicina. "Lambretta eh!", esclama. E comincia la conversazione. Il signor Antonio è un personaggio. Ha una officina per biciclette, cicli Giogli. Nota subito il mio zaino, "da militare, me lo ricordo questo...", mi chiede da dove vengo e mi dice che la mia certa ha il santo che porta il suo nome. Quando gli spiego dove ho intenzione di andare tira subito fuori le sue cartine. Antonio è una persona come me. E me lo spiega lui: "vuoi un consiglio da chi monta in auto, accende il sigaro e dice :"guai a chi mi rompe i coglioni?". Ecco, bravo, fai questa strada...".
Appoggio in pieno la filosofia di Antonio quando è in vacanza e ha voglia di fare qualche zingarata. Ho intenzione di fare la strada che mi ha consigliato. Domani vedremo... Dico ad Antonio che spedirò una cartolina coi miei contatti ed una foto di questo viaggio appena tornerò in patria. E ci congediamo; mi ha fatto piacere questa sosta. Ci voleva. E proseguo per il centro della città. Stavolta voglio entrare, nonostante i divieti. Trovo un pertugio, un senso unico. Lo imbocco e mi ritrovo in centro, senza sensi vietati da aggirare oramai! Spettacolo... Vado a fil di gas per non farmi notare, ma il problema non è il rumore, ma la mia persona... Un po' troppo evidente per passare inosservata. Ma il centro è mio oramai! Fotografo e mi dileguo.

Proseguo verso Perugia, poi Assisi, Spello... La statale E45 mi perseguita e mi da sicurezza. Finché trovo le indicazioni E45 va tutto bene. Lambisco il suo corso da un po', mi fa compagnia...

Inizio a cercare un posto per dormire. Varie telefonate con "occhio al prezzo", e trovo un rifugio a Foligno. Il prezzo mi convince, la voce della signora meno... Dopo una sosta al bar mi avvio, verso il punto di ristoro notturno. E quasi arrivato chiamo la signora. Dice di stare a 200 metri da dove descrivo di essere. Ma la trovo a circa un km. Bionda. Truccata. Sui sessanta. E fumante; una ciminiera. Tuttavia ricoveriamo il veicolo, chiedo dove posso mangiare senza muovermi troppo e vengo accompagnato in casa. Si. In casa. La signora mi lascia un appartamento a disposizione... Arredamento da discutere; però pulito, quello si. Almeno a vista, e ad olfatto. Secondo me è la casa di una persona, come lo scorso anno a Borzonasca, ma... Sopporto.
Mi preparo per mangiare. Esco. Percorro i solito 200 metri descritti dalla signora, in realtà almeno un km, e mangio. Carbonara, in un ristorante per raffinati, con annesso hotel. Esausto torno a casa, quella della signora, questo condominio in mezzo a... tutto. Italiani, albanesi, rumeni... Rovi e calcinacci. Una grande famiglia. E per stanotte ci sono anche io.

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Claude03
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Inserito il - 06 ago 2014 :  01:59:56  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Citazione:
Messaggio inserito da Iso

Bel racconto, saresti un bravo romanziere.

Ciao.



Grazie Iso, a me fa piacere raccontare... Ho anche le foto che qui non riesco a pubblicare. Già è difficile a volte riuscire a pubblicare i testi sul forum, la connessione non è sempre stabile e per aggiornare altre piattaforme ho app. che avvio quando sono sicuro di avere campo a sufficienza. Ma una volta tornato mettero anche quelle molto volentieri. Lo scorso anno con l'invio di foto e testo ho avuto molte più difficoltà...

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riz
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Inserito il - 06 ago 2014 :  08:59:01  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
magnifico Claudio!
due giorante di fila sono coinvolgenti da leggere! non vedo l'ora che tu rientri per rileggere tutto e vedere le foto. è quasi come stare li con te. ma per te sicuramente è molto di più...

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Claude03
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Inserito il - 06 ago 2014 :  20:53:20  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
On tour. 5 agosto. Contro vento, vagando per villaggi.

Bene.
Oramai la sveglia non serve più. È inutile. Domani provo a non metterla. Alle otto sono sveglio.
Resisto.
Alle otto e tredici sono sveglio.
Mi giro.
Alle nove e ventidue sono sveglio. E finalmente mi alzo. Finiamola.
Mi alzo dopo aver dormito discretamente e dopo aver sognato che la signora che mi ospita si intrufolasse nella casa che mi aveva prestato per quella notte. Che incubo quella la fumante ciminiera...
Tuttavia mi dirigo in doccia per dimenticare e per purificare la mia immaginazione. Mi rendo presentabile. Apro la finestra della camera che da su un cortile posteriore all'edificio. Manca il decantato gallo del pubblicizzato B&B ma sarà a spasso, anche se non lo vedo proprio, qui, nel suo habitat naturale. Lo vedo piuttosto in pentola, con un po' di patate al forno, con un po' di rosmarino e sale grosso... Splende il sole e ciò per oggi basta, l'aria è pungente pur essendo estate inoltrata. Ed è bello anche così.
Volgo la mia volontà alla colazione. Ieri sera la signora mi ha gentilmente spiegato come funziona la macchina. E tutto era funzionato fino al parziale blocco della lama tritura caffè. Avrei scommesso qualcosa sul fatto che stamattina non sarei riuscito a far uscire nulla di colorato da quella cosa. Ed infatti: per tre volte, pigio il pulsante e... esce acqua, calda. E basta. La lama non macina il caffè pur girando... Ma tanto lo sapevo. Bevo dell'acqua ed accompagno il liquido con una brioche industriale al cioccolato. Accontentiamoci. Su.
Esprimo un elogio alla mia pazienza ed alla mia abilità... Cambio zona, vado in camera; assemblo lo zaino, chiudo tutto e chiamo la signora per dirle che sto per scendere. Dice che già mi aspetta con la porta aperta. Tutto sommato è premurosa, anche se burbera nella voce. Si preoccupa di fare la ricevuta e chiede se tutto fosse di mio gradimento. Mi chiede come ho dormito. Non le racconto del sogno ma le spiego che il letto era comodo. Mi accompagna a prendere la mia puledra da corsa e, mente mi aiuta a caricare lo zaino, mi racconta che ha appena aperto il B&B, che prima ha avuto noie con l'affitto di quel locale; mi racconta dei suoi figli... Ha sensibilità la signora, ho l'età di uno dei suoi figli, e mi raccomanda di andare piano. Obbedisco. Forte non vado. Saluto, scalcio e volo via. Direzione Spoleto.
Memore del percorso insegnato dal signor Antonio ieri, vado verso i monti. Passo per Trevi. Bello il percorso e bello il colpo d'occhio offerto dalla città. Decido di entrare. Ma trovo un bellissimo e fornitissimo mercato a sbarrarmi la strada. Quindi osservo da quasi vicino questo bel borgo abbarbicato tra le colline e scendo il declivio che mi porta a Spoleto.
E qui comincia il bello. Antonio diceva: "Eggi, Santa Anatolia di Narco, Arrone, a Labro, Piediluco".
Io eseguo. Anche perché non posso procedere per Spoleto se non per la E45, che tanto mi è cara ma che non voglio percorrere. Esco ad Eggi e... Da qui il delirio. Non una indicazione per i paesi che cerco, non un cartello. Il navigatore non sa dove si trovi, io nemmeno. Mi arrampico un'ora tra le colline intorno a quel paese dimenticato dalle divinità superne. Finalmente, alla fine di una strada, l'ultima percorribile, trovo un signore a cui chiedo informazioni. Mi dice che la deviazione che doveva durar tre mesi persiste da nove anni. Mi indica altre strade ma poi ricorda che ci sono lavori... Gli dico che vorrei andar per Arrone. Ma mi dice che è troppo lunga e ci metterei troppo. Non può capire che io non ho padroni e non ho orari; e non ho nessuno che mi attenda nel mio peregrinare. Mi obbliga a far la E45. Annuisco, volto il purosangue che mi sopporta, scalcio e vado. Non con i consigli del vecchio ma con la mia immaginazione ed io mio telefono, adattato alla navigazione. Ad una fermata per poco non cado, portando con me lambretta e zaino... Insisto, persisto. Scopro una via, stretta. In mezzo a pascoli, ovini e bovini ben curati. Proseguo. Vado. Trovo un sottopasso fatto apposta per me. Quello che la mia immaginazione ha creato e che il vecchio, a tre km di distanza non conosceva. Esco dal lugubre ed angusto pertugio. Sono a Spoleto. Ad un km dal centro. Lo sapevo. Lo sapevo. Una via per me c'è sempre... Ed era pure bella!
I numero di tutto questo: per fare circa 20 chilometri di strada - che separano un paese dall'altro- ho impiegato quasi due ore. E percorso almeno il doppio della strada, e più. Ora però conosco Eggi come le mie tasche.

Arrivo a Spoleto. Vorrei entrare ed arrivare alla parte alta, cerco un varco, e mentre lo supero trovo la polizia locale. Ho notato che non si può passare in quel tratto di strada. Lo so, ma... Vorrei... Se...
Va bene. Desisto. Lascio stare, volgo lo sguardo altrove. Qui non è aria. Imbocco la Flaminia, con stile e leggerezza. Troppa forse; ed al primo postaccio lungo la strada mi fermo. Ore 13. Cibo.
Qui sembra che l'abilità ad allestir panini imbottiti sia leggendaria. Voglio provare. E devo dire che la cosa corrisponde a verità! Il mio imbottito è delizioso, morbido, pomposo ma educato. Lo accompagno al vino. Va tutto bene. Me lo merito. Sosto circa due ore, incontro un ciclista di Rimini che mi chiede se la via è quella corretta. Rispondo che forse è meglio chiedere agli indigeni all'interno...
Incontro poi un buon uomo che subito, vista la mia donzella a rotelle, chiede dove vado, da che luogo provengo ecc... Ha fatto la strada che avrei voluto fare io oggi. Inoltre è stato vigile del fuoco, a Mestre. Tornerà verso le mie zone la prossima settimana per riveder un amico. Sarà un barca... Lui che è un montanaro verace mi spiega che avrà sempre il giubbotto salvagente con se. Mi fa ridere il sol pensiero e glielo faccio notare.
Altri due personaggi passano dinnanzi al mio motore e ricordano di averne avuta una... Che più non sanno dov'è. Cerchiamola, mi dico tra me - e Lei-! Ma desisto. Subito. Non sono convinto...
Prima di pagare chiedo informazioni al tipo del locale sulla strada da far. Mi indica quella da Arrone in poi. È la strada di Antonio! Voglio fare quella, almeno nell'ultima parte! Pedalo e vado, e questa volta va tutto bene. Passo vicino alle cascate delle Marmore, che vidi da piccolo. E vado verso Rieti, saltando Terni.
Qualche chilometro prima di Rieti sosto. Trovo un bar, entro e ordino dell'acqua. Vengo servito. Bevo volentieri dell'acqua tiepida con ghiaccio. La fermata è breve, il tempo di riprender fiato e di guardar un po' l'umanità che mi circonda. Al mio fianco, sulla sinistra, siede un personaggio ambiguo. Vestito da lavoratore seriale armeggia con un gratta e vinci. Nel tempo trascorso nella veranda del locale l'uomo ha grattato, con somma difficoltà e sentita sofferenza, almeno quattro "gratta e vinci". Davvero, sembrava stesse sudando sette camicie per ogni tassello scoperto.
Mentre io bevo e l'omino seriale gratta, un ragazzo arriva in derapata con un trattore. Entra al bar, ordina, consuma abbastanza celermente, e scappa sgommando e fumando la sua sigaretta industriale. Lo rivedrò poi, sempre fumante, per il tabacco e per il sudore, nel campo affianco, intento a tagliar l'erba. Che villico di carattere!
Passato il mio tempo utile per la sosta passo al banco per pagare. La signorina è gentile. Sarà perché prima, entrando, ed assistendo ad una battuta di un cliente, le ho dato il destro per risponder a modo al suo interlocutore... Sta di fatto che la consumazione non grava punto sulle mie finanze. Free drink! Poco sarebbe cambiato, ma fa piacere sia andata così.
Prima di allontanarmi definitivamente dal locale, chiamo un B&B per la notte. Centro al primo colpo. In via Salaria, Pisolo mi attende. Giro e lotto contro le indicazioni del centro di Rieti per trovar la via maestra, ma esco vincitore. Vedo un gruppo di frati in un chiosco lungo la strada, mi vorrei fermare ma pazienza...
Quasi alle 19 sono in zona. Il proprietario, un uomo dall'aria mite, mi attendeva. Fa notare al figlio che la mia lambretta ha un bel suono, pienotto, regolare, e mi porge la chiave. Scarico il mio ronzino, lo metto a riparo vicino ad un cavallo, in una sorta di stalla col tetto, ma aperta. Per scrupolo incateno la Fiera. Speriamo bene...

Mi reco al bar vicino. Qui già la parlata è grassa: "sarve", "a coso, gome de ghiaimi...?", "ambè, ao!". Ordino un aperitivo. Mi viene proposto uno spritz. Chiedo che venga fatto bene. E Gianluca, il ragazzo al banco, bene lo fa! Mi complimento con lui! E facciamo due chiacchiere mentre mangio e sorseggio il liquido arancione. Gianluca ha avuto delle vicissitudini con delle damigelle di Padova; donne di spettacolo, donne di mondo... E chiacchieriamo amenamente di varie cose. È un buon ragazzo e ci scambiamo i contatti. Se non scappa dall'Italia come molti vorrebbero fare, magari ci si rivedrà ancora. Chissà...
Nel mentre, durante una delle nostre conversazioni, noto una signora entrare nel locale ed estrarre dal reggiseno del contante... Rido. Credevo non ci fossero più queste donne... Ed invece...

Decido di virare verso il mio appartamento. Mi lavo dalle fatiche della giornata. Poca distanza percorsa ma molti chilometri a vuoto. Ma va bene così. Va bene così. Perché anche oggi splende il sole, perché tutto va come deve andare e come voglio che vada. Domani Sulmona. Sempre e ancora a sud...


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Se pensi di ripassare al ritorno fammi sapere; la settimana prossima e quella dopo lavoro la mattina ma il pomeriggio sono a casa.
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Claude03
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On Tour. 6 agosto. A Nord di me stesso.

Mi desto. Nei miei sogni stavo per uscire con... Non lo so, nè la mia coscienza lo sa, o forse si...
Sento una vespa che arranca a fatica. Il mio telefono squilla, e leggo un articolo su due persone che compiono il giro d'Italia in vespa.
Il figlio del proprietario del B&B ha parcheggiato la sua vespa a fianco della mia impareggiabile lambretta. Sono perseguitato dalla vespa e da Nela...

Preparo la valigia. Direttamente, senza passare dal via. Assemblo le cose e vado a fare colazione. "Cocomero, il figlio di Roberto" mi attende in bar. Ordino e consumo ligiamente. Si sta bene oggi. Splende il sole ed è fresco. Poche nubi all'orizzonte. Tutto scorre a velocità controllata.
Avviso Roberto della mia dipartita, sciolgo le briglie al mio mezzo, carico, pedalò e vado. È già tardi, e non mi fermerò finché non sarò già verso Sulmona, o mancherà poco. Ultimo consulto telefonico per decidere il percorso migliore da seguire prima di inoltrarmi verso la meta di oggi. Una volta deciso, e una volta saputo che si può far, basta solo decidere come. Io direi: con calma.
Incontro per strada cartelli che annunciano mostre di pittura e cose amene che però non riuscirò a vedere. E quando decido di fermarmi al primo distributore, al secondo, meno costoso, incontro una figura zingara che mi preoccupa. Volto il cavallo e torno al primo distributore, più esoso ma anche più accogliente. Italicamente favellando chiedo lumi sulla strada da percorrere per arrivare a Sulmona. Voglio la più bella. E quella mi viene suggerita, in accordo col mio suggeritore telefonico padano. Riparto col pieno, ben pagato, e vado.
La Via Salaria è molto bella, mi piace. Si dipana tra curva e salite, tra rettilinei e discese. Succulenta e acida, assolata e adombrata da nubi cerulee e tossici scarichi di bilici carichi di merci. Decisamente tosta, non c'è che dire.
Viro verso L'aquila, ma non passo il centro. Non voglio. Sento le crepe, non serve vederle.
In prossimità della città incontro una galleria. Controllo la lunghezza: 1800 metri. Le gallerie di 1800 metri non mi piacciono. Soprattutto ora. Faccio un lungo respiro e mi inabisso nel ventre della montagna. Che paura... Non vedo nulla tanto la nebbia è fitta, non riesco a respirare compiutamente, e il mio cavallo bolso sembra perder brillantezza. E a metà accelero, sperando di uscire in fretta da quell'antro mefistofelico. Corro. Ed all'uscita sorrido e urlo per esser sopravvissuto. Io non ho mai provato una tale sensazione di impotenza. Ma sapevo che sarei arrivato dall'altra parte. Ed il mio ronzino esulta con me. E festeggerei se non mi fossi imposto di arrivare avanti quest'oggi...
Proseguendo una donna, ad una rotonda in una punto grigia, mi sorride ed alza il braccio per salutarmi. Stupito saluto come uno stordito la macchina e la donzella... Chissà chi era.
Proseguo per Sulmona. Non faccio la statale ma la strada vecchia che porta verso Fontecchio e Molina.
La percorro in armonia con me stesso e con la natura che mi circonda, con un filo di gas per sporcare il meno possibile l'aria che si respira qui. Bello questo tratto di strada, sereno. Verso Molina inizia ad alzarsi il vento. Come da accordi con me stesso mi posso fermare qui in zona. Trovo un postaccio. Perfetto. Mi fermo. Parcheggio. Scendo.
Un signore mi attende sotto ad una tenda. Mi indica l'entrata ed io procedo all'interno del locale. Ordino un panino e del vino, avviso che mi possono servire fuori, mi troveranno là. Non voglio stare dentro.
All'uscita ritrovo il signore e mi siedo accanto a lui. Quando lo chiamano per far il panino lo fermo. Gli dico di propormi qualcosa che non lo faccia lavorare, che sia già pronto. Farfuglia qualcosa ma non so cosa, non capisco; ma annuisco. Non so cosa ho ordinato ma... Ho appetito e andrà bene qualsiasi cosa. Mi avvisano che è pronto poco dopo, ma non voglio entrare e chiedo se possono far servizio fuori. Gentili mi accontentano.
Arriva il vino. Arriva una montagna di pasta al sugo. Arriva anche la macedonia che non ho chiesto. Che servizio!
Inizio a mangiare, ed il proprietario torna fuori. Chiacchieriamo mentre mangio, io a bocca piena, lui a bocca chiusa, con una sigaretta tra le labbra. L'umanità da queste parti ha figure usurate, piuttosto burbere e ha le sembianze della bassa manovalanza operaia ed edile.
Il fumatore mi chiede che strada ho fatto e perché sono lì. Spiego le mie motivazioni e comprende. Mentre chiacchieriamo invita un suo amico, compagno di fumo, a sedersi con noi. E qui inizia la festa: il nuovo arrivato è basso, magro e simpatico. Ha sempre la battuta pronta ed il fumo che esce dalle narici. E soprattutto ordina da bere per gli astanti, tra i quali io rappresento un terzo del totale. Non posso rifiutare. Sorseggiando discutiamo di lavoro, di politica, di donne e di vino. Ora tocca al proprietario ordinare dell'alcool. E Vabbè. Chi si muove da qui ora? Accetto... Con riserve subito accantonate.
Gli uomini mi consigliano colture alternative per la mia attività: tartufi. Sembrano funzionare... Ad un certo punto arriva un ragazzo: Armando. Accorre alla mia puledra per constatarne le condizioni: "non c'è male, vero? E non hai sentito come canta...", mi dico. Armando è giovane: con gli altri presenti mi fa domande su come si tratta burocraticamente un mezzo d'epoca. Io rispondo, per quanto so...
Al gruppo nel frattempo si sono uniti altri due uomini. Il più anziano dei due ha avuto una relazione con una donna patavina, di Torreglia. Lì ha assaggiato per la prima volta: "poenta e oxei. I jera boni!" Esclama con un discreto accento veneto.
La situazione si fa comica, arriva un altro rosso per me, ma devo andare. Entro a pagare il mio pranzo ed un giro di vino; ma la ragazza al banco mi dice che è tutto apposto. Pago la pasta e forse la macedonia, esco e bevo il mio ultimo bicchiere. Troppo ospitali questi signori. Gentili, sinceri e senza peli sulla lingua: le bestemmie ovviamente non mancano.
Salgo sul mio ferro subito dopo una telefonata da Sulmona, non senza aver scambiato prima i miei contatti con Armando. Qualcuno mi attende poco più a sud.
Accelero e vado. In poco tempo sono con Luigi, un ragazzo del Vespa Club di Sulmona conosciuto tramite un amico che lavora in Beta Utensili, Enzo. Luigi Mi offre supporto logistico in zona per la mia -probabilmente- ultima tappa sudista prima di tornare verso nord; mi ospiterà in un suo appartamento per questa notte. Con lui conosco anche Raffaele, sempre vespista. Sono due buoni ragazzi, gentili e affabili. Scortato da loro compio in giro a Pacentro, bel borgo dal l'impianto ottocentesco, vicino a Sulmona. Raffaele è una formidabile guida turistica.
Un aborto piovoso rinfresca l'aria di Pacentro mentre visito il castello. Ma l'intenzione di maltempo non è seria, si vede. È solo un tentativo di mettere alla prova la mia volontà. In un attimo la pioggia sparisce. Ci avviamo prima verso casa e poi verso il ristorante, nel quale arrosticini e vino ci fanno compagnia. Con noi c'è un amico Lambrettista con il quale discuto volentieri durante la cena, conclusasi con un giro turistico nella città del sommo Ovidio con tanto di spiegazioni didattiche da parte di Raffaele.
Riprendiamo i mezzi e ci allontaniamo dal centro...

Mi avvio verso il letto, distrutto da una giornata molto impegnativa. Domani vedrò il da farsi... Il Nord non si sposta di un millimetro sulla cartina geografica...

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falghe
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Inserito il - 07 ago 2014 :  11:34:57  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Sei da ammirare sia per lo spirito che per il modo che usi per tenere il diario di bordo.
Bravissimo

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Mirco69
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O Danteeee !

Grande Claudio! Bella "storia" e viaggio !!!
Leggerti è meglio di un romanzo!
On the road again!

Ciao da Mirco.

Un sorrISO a tutti voi ISO DIVA: work in progress...
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Claude03
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On Tour. 6 agosto. A Nord di me stesso.

Mi desto. Nei miei sogni stavo per uscire con... Non lo so, nè la mia coscienza lo sa, o forse si...
Sento una vespa che arranca a fatica. Il mio telefono squilla, e leggo un articolo su due persone che compiono il giro d'Italia in vespa.
Il figlio del proprietario del B&B ha parcheggiato la sua vespa a fianco della mia impareggiabile lambretta. Sono perseguitato dalla vespa e da Nela...

Preparo la valigia. Direttamente, senza passare dal via. Assemblo le cose e vado a fare colazione. "Cocomero, il figlio di Roberto" mi attende in bar. Ordino e consumo ligiamente. Si sta bene oggi. Splende il sole ed è fresco. Poche nubi all'orizzonte. Tutto scorre a velocità controllata.
Avviso Roberto della mia dipartita, sciolgo le briglie al mio mezzo, carico, pedalò e vado. È già tardi, e non mi fermerò finché non sarò già verso Sulmona, o mancherà poco. Ultimo consulto telefonico per decidere il percorso migliore da seguire prima di inoltrarmi verso la meta di oggi. Una volta deciso, e una volta saputo che si può far, basta solo decidere come. Io direi: con calma.
Incontro per strada cartelli che annunciano mostre di pittura e cose amene che però non riuscirò a vedere. E quando decido di fermarmi al primo distributore, al secondo, meno costoso, incontro una figura zingara che mi preoccupa. Volto il cavallo e torno al primo distributore, più esoso ma anche più accogliente. Italicamente favellando chiedo lumi sulla strada da percorrere per arrivare a Sulmona. Voglio la più bella. E quella mi viene suggerita, in accordo col mio suggeritore telefonico padano. Riparto col pieno, ben pagato, e vado.
La Via Salaria è molto bella, mi piace. Si dipana tra curva e salite, tra rettilinei e discese. Succulenta e acida, assolata e adombrata da nubi cerulee e tossici scarichi di bilici carichi di merci. Decisamente tosta, non c'è che dire.
Viro verso L'aquila, ma non passo il centro. Non voglio. Sento le crepe, non serve vederle.
In prossimità della città incontro una galleria. Controllo la lunghezza: 1800 metri. Le gallerie di 1800 metri non mi piacciono. Soprattutto ora. Faccio un lungo respiro e mi inabisso nel ventre della montagna. Che paura... Non vedo nulla tanto la nebbia è fitta, non riesco a respirare compiutamente, e il mio cavallo bolso sembra perder brillantezza. E a metà accelero, sperando di uscire in fretta da quell'antro mefistofelico. Corro. Ed all'uscita sorrido e urlo per esser sopravvissuto. Io non ho mai provato una tale sensazione di impotenza. Ma sapevo che sarei arrivato dall'altra parte. Ed il mio ronzino esulta con me. E festeggerei se non mi fossi imposto di arrivare avanti quest'oggi...
Proseguendo una donna, ad una rotonda in una punto grigia, mi sorride ed alza il braccio per salutarmi. Stupito saluto come uno stordito la macchina e la donzella... Chissà chi era.
Proseguo per Sulmona. Non faccio la statale ma la strada vecchia che porta verso Fontecchio e Molina.
La percorro in armonia con me stesso e con la natura che mi circonda, con un filo di gas per sporcare il meno possibile l'aria che si respira qui. Bello questo tratto di strada, sereno. Verso Molina inizia ad alzarsi il vento. Come da accordi con me stesso mi posso fermare qui in zona. Trovo un postaccio. Perfetto. Mi fermo. Parcheggio. Scendo.
Un signore mi attende sotto ad una tenda. Mi indica l'entrata ed io procedo all'interno del locale. Ordino un panino e del vino, avviso che mi possono servire fuori, mi troveranno là. Non voglio stare dentro.
All'uscita ritrovo il signore e mi siedo accanto a lui. Quando lo chiamano per far il panino lo fermo. Gli dico di propormi qualcosa che non lo faccia lavorare, che sia già pronto. Farfuglia qualcosa ma non so cosa, non capisco; ma annuisco. Non so cosa ho ordinato ma... Ho appetito e andrà bene qualsiasi cosa. Mi avvisano che è pronto poco dopo, ma non voglio entrare e chiedo se possono far servizio fuori. Gentili mi accontentano.
Arriva il vino. Arriva una montagna di pasta al sugo. Arriva anche la macedonia che non ho chiesto. Che servizio!
Inizio a mangiare, ed il proprietario torna fuori. Chiacchieriamo mentre mangio, io a bocca piena, lui a bocca chiusa, con una sigaretta tra le labbra. L'umanità da queste parti ha figure usurate, piuttosto burbere e ha le sembianze della bassa manovalanza operaia ed edile.
Il fumatore mi chiede che strada ho fatto e perché sono lì. Spiego le mie motivazioni e comprende. Mentre chiacchieriamo invita un suo amico, compagno di fumo, a sedersi con noi. E qui inizia la festa: il nuovo arrivato è basso, magro e simpatico. Ha sempre la battuta pronta ed il fumo che esce dalle narici. E soprattutto ordina da bere per gli astanti, tra i quali io rappresento un terzo del totale. Non posso rifiutare. Sorseggiando discutiamo di lavoro, di politica, di donne e di vino. Ora tocca al proprietario ordinare dell'alcool. E Vabbè. Chi si muove da qui ora? Accetto... Con riserve subito accantonate.
Gli uomini mi consigliano colture alternative per la mia attività: tartufi. Sembrano funzionare... Ad un certo punto arriva un ragazzo: Armando. Accorre alla mia puledra per constatarne le condizioni: "non c'è male, vero? E non hai sentito come canta...", mi dico. Armando è giovane: con gli altri presenti mi fa domande su come si tratta burocraticamente un mezzo d'epoca. Io rispondo, per quanto so...
Al gruppo nel frattempo si sono uniti altri due uomini. Il più anziano dei due ha avuto una relazione con una donna patavina, di Torreglia. Lì ha assaggiato per la prima volta: "poenta e oxei. I jera boni!" Esclama con un discreto accento veneto.
La situazione si fa comica, arriva un altro rosso per me, ma devo andare. Entro a pagare il mio pranzo ed un giro di vino; ma la ragazza al banco mi dice che è tutto apposto. Pago la pasta e forse la macedonia, esco e bevo il mio ultimo bicchiere. Troppo ospitali questi signori. Gentili, sinceri e senza peli sulla lingua: le bestemmie ovviamente non mancano.
Salgo sul mio ferro subito dopo una telefonata da Sulmona, non senza aver scambiato prima i miei contatti con Armando. Qualcuno mi attende poco più a sud.
Accelero e vado. In poco tempo sono con Luigi, un ragazzo del Vespa Club di Sulmona conosciuto tramite un amico che lavora in Beta Utensili, Enzo. Luigi Mi offre supporto logistico in zona per la mia -probabilmente- ultima tappa sudista prima di tornare verso nord; mi ospiterà in un suo appartamento per questa notte. Con lui conosco anche Raffaele, sempre vespista. Sono due buoni ragazzi, gentili e affabili. Scortato da loro compio in giro a Pacentro, bel borgo dal l'impianto ottocentesco, vicino a Sulmona. Raffaele è una formidabile guida turistica.
Un aborto piovoso rinfresca l'aria di Pacentro mentre visito il castello. Ma l'intenzione di maltempo non è seria, si vede. È solo un tentativo di mettere alla prova la mia volontà. In un attimo la pioggia sparisce. Ci avviamo prima verso casa e poi verso il ristorante, nel quale arrosticini e vino ci fanno compagnia. Con noi c'è un amico Lambrettista con il quale discuto volentieri durante la cena, conclusasi con un giro turistico nella città del sommo Ovidio con tanto di spiegazioni didattiche da parte di Raffaele.
Riprendiamo i mezzi e ci allontaniamo dal centro...

Mi avvio verso il letto, distrutto da una giornata molto impegnativa. Domani vedrò il da farsi... Il Nord non si sposta di un millimetro sulla cartina geografica...


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Inserito il - 07 ago 2014 :  20:38:51  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
C'è anche il viaggio Vicenza-Messina! Deve aver tenuto pur lui un diario! Grande!!!

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Inserito il - 08 ago 2014 :  02:27:38  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Citazione:
Messaggio inserito da Mirco69

O Danteeee !

Grande Claudio! Bella "storia" e viaggio !!!
Leggerti è meglio di un romanzo!
On the road again!

Ciao da Mirco.

Un sorrISO a tutti voi ISO DIVA: work in progress...



O Mirco!

Altro che Dante! MAGARI!!!
Dammi e datemi la possibilità di scrivere, di esser un romanziere o che ne so... Un cantastorie. E io lo faccio!

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Inserito il - 08 ago 2014 :  02:33:03  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Citazione:
Messaggio inserito da falghe

Sei da ammirare sia per lo spirito che per il modo che usi per tenere il diario di bordo.
Bravissimo

Puntine forever



Grazie.

Lo spirito non manca mai! Grazie...

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Inserito il - 08 ago 2014 :  21:57:29  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
On tour. 7 agosto. Verso nota destinazione ignota.

Suvvia! Bella cena iersera! Decisamente. Buona compagnia e buon vino, e non so tirarmi indietro...

Ore 7.56. Mi giro e guardo il telefono. Si, è presto. Troppo presto. Prestissimo. Non dormo mai prima delle 2 passate. Eppur... Voglio dormire ma ho un dubbio. Oggi. Oggi. Oggi: cosa faccio? Non che non abbia idee ma, dopo il giro che i miei custodi vespisti mi hanno proposto e che voglio fare... Che faccio? Scendo a sud o migro a nord? Beh. Facciamo due conti.
Far due conti è già cosa pessima, farli di prima mattina è deleterio, soprattutto perché so che la mia matematica è sempre smentita nei fatti da qualsiasi cosa mi capiti. Meglio lasciare i conti a se stessi e controllare la mappa. Che come i conti non conta, sempre -pure lei- smentita dalle contingenze. E allora facciamo un piano molto approssimativo. La mia specialità!
Una volta tornati dal raid verso sud, deciderò cosa fare. Rimandare è una attitudine che mi appartiene.

Ore 9.35: finisco di agghindarmi per il giro. Manca la maglietta. Suona il campanello. Assicuro la mia presenza, fuori dalla porta ma già verso il bar, a Luigi nel giro di qualche minuto. Scendo e, a piedi, ci spostiamo di qualche metro per fare colazione. Entrati nel bar, un piccolissimo locale, ritrovo la ragazza che la sera prima mi ha assemblato uno spritz. Era carina e lo è ancora stamattina, dietro al bancone del bar, assieme al suo compagno. Porta gli stesso capelli, le stesse scarpe e la stessa maglietta di ieri. "Forse è un costume di scena", mi dico - e mi auguro.
Ordino coi ragazzi. Orzo e brioche per me. Il tutto arriva puntuale e servito a modo, con l'acqua di cortesia servita in bicchieri di plastica. La radio ci offre una canzone dei Pink Floyd, dal gusto mattutino. Spettacolare inizio di giornata.
Consumo, consumano e andiamo. Mi accorgo, prima di partir, di aver dimenticato l'olio per far miscela. Devo salire a recuperarlo; faccio in fretta e, dopo la sosta al distributore, si va. Prima a recuperare qualche confetto, specialità del paese, poi a visitare la fabbrica Beta Utensili - Robur, dove Luigi Lavora. E per la quale lavora Enzo, l'altro amico che mi ha aiutato logisticamente per il viaggio.
E poi.
Giubbotto in pelle e luci accese. Destinazione: Scanno, ridente località in quota, a circa 1000 metri, meta di turisti per merito del suo lago.
Apro il gas e la mia cerbiatta arrampica con stile e classe imparagonabili. Si sa, è una mia creatura!
Saliamo di qualche centinaio di metri ed il paesaggio che mi si para davanti è incredibile. Che bellezza. Che delizia per gli occhi. Io non ho mai visto cose del genere. Tra gallerie scavate "a mano", passaggi stretti sulle rocce, antri naturali e verde lussureggiante, arriviamo ad una insenatura di un fiume. Qui ci fermiamo. Attraversata la strada, un ponte, edificato sopra ad un passaggio elevato romano già esistente, conduce alla grotta di San Domenico. Il paesaggio è mozza fiato. La mia ignoranza scopre le sue sconfinate possibilità... L'aria pulita e fresca sfiora la pelle, il sole accarezza il mio viso. La giornata è soleggiata ma fresca. Si sta bene. La curiosità mi spinge fino alla grotta di San Domenico. Veramente bella, accogliente e con una vista sullo specchio d'acqua antistante invidiabile. Passiamo nuovamente il ponte e accendiamo i mezzi. Andiamo più su, saliamo al lago vero e proprio.
Ci arriviamo dopo poco. Ed anche qui: bellezza.
Arriviamo al paese. Noto molti turisti, una folla che permea le strade di lingue varie e colori mescolati. Il posto è conosciuto, nonostante la mia ignoranza.
Ci aggiriamo per il borgo, consumiamo qualcosa ad un bar e ci accingiamo e far ritorno, non senza una ulteriore tappa, molto ravvicinata alla precedente, per masticare un panino e bere una birra scura. Avviati verso Sulmona il buon Raffaele mi spiega le usanza di un piccolo paese della zona, che festeggia il santo paesano con la cattura e la liberazione di serpi, che poi vengono posate sulla statua ma anche lanciate addosso alle persone. I paesaggi saranno anche meravigliosi, ma qui sembra dominare una lieve bizzarria, dovuta forse anche all'isolamento forzato delle zone circostanti. Ascolto ed apprendo con molto interesse. Scendendo Luigi e Raffaele si danno il cambio alla testa del piccolo serpente fumante che formiamo in maniera eterogenea, cromaticamente parlando. Faccio parte del ritorno in folle, per sentire il rumore della natura che mi circonda. Anche questo le lo hanno insegnato qui... Prima o poi deciderò di togliere anche il casco...
Arrivato a Sulmona saluto la mia guida e, fatti i bagagli, saluto anche Luigi, che si è preoccupato di farmi dono ulteriore di confetti da portare alla mia terra. Questo ragazzo è troppo gentile. Davvero. Quando potrò, ricambierò sicuramente... A buon rendere.
Una volta lasciata Sulmona mi avvio, lesto, verso Popoli e L'Aquila. Ho deciso di tornare verso Nord. Stavolta percorrendo le leggendarie "curve di Popoli". Davvero straordinario questo pezzo di strada che si affaccia sulla valle. Bello da percorrere, e bello da vedere. E finite le curve ricordo di aver dimenticato di fare miscela. Non mi preoccupo più di tanto, e penso che, una volta salito in cima, una buona discesa mi avrebbe aiutato a scendere, anche a motore spento. Ma tutto va come deve andare, ovvio! Al primo distributore mi fermo e faccio 9.77 € di benzina. 20 cent di resto e un caro saluto da parte del gestore. I 3 cent che non mi ha dato rientreranno in gioco prima o poi, non dubito; non dubiti neppure lei, buon gestore di stazione che mi racconta di essersi perso per Padova, entrambe le volte in cui c'è stato, senza saper più dove andare...
Proseguo lesto per L'Aquila. La passo di lato. Accelero e volgo il ferro alla volta di Montereale. Lì farò tappa.
Arrivo e sosto, nel bar in cui sostano, forse già dal mattino, dei vecchi. Parcheggio in salita, nella direzione inversa a quella verso cui puntavo. Entro ed ordino dell'acqua. La signora, anziana, mi serve con contenuto sussiego. Mi siedo fuori col bicchiere in mano ed osservo questo povero borgo, che ha due bar, uno di fronte all'altro... Controllo le mappe, chiedo informazioni a dei locali sulla strada da percorrere. Verso Ascoli, chiedo. Mi convincono a fare la strada che avevo escluso. Il ronzino è già girato. Sciolgo le briglie, dopo aver pagato un orzo alla signora, e frusto la fiera verso Amatrice, paese di origine della nota pasta amatriciana.
Corro e mi godo il paesaggio. È freddo, anche col giubbotto in pelle. Vedo un cartello con segnata l'altitudine: 1100 metri. Mi pareva fresco infatti, ma continuo a salire. Scavallo il monte all'ombra, spero che il sole mi scaldi poi, perché davvero ho freddo. Arrivo all'incrocio con la SS4 Salaria -ancora lei- e libero i cavalli alla volta di Acquasanta Terme. La mia fortuna si trova lì, lo sento. In poco tempo ci sono. Sempre all'ombra, sempre un po' al freddo. Da lontano vedo in furgone blu, dietro al quale c'è un locale. Istinto. Mi fermo. Parcheggio. Entro. Chiedo gentilmente dell'acqua. Mi viene data. Esce la proprietaria, che osserva il mio mezzo con ammirazione.
Iniziamo a discutere, le dico da dove vengo e cosa faccio lì... Simpatica e cordiale mi dice di esser proprietaria di una Renault 4 che ama. Le piace l'avventura; e le cose in po' improvvisate la attirano. Le chiedo se c'è un posto modesto ed economico in cui alloggiare. Annuisce e mi spiega dov'è, a grandi linee... La chiedo se posso avere il numero. Aida, questo il suo nome, si occupa addirittura di prenotarmi di persona la stanza. Davvero gentile questa donna, alla quale, in fiducia, ordino di portarmi del vino ed una pietanza della zona.
Nel frattempo un motociclista parcheggia vicino al mio bolide a due tempi. Chiacchieriamo di passioni, di moto comperate a 53 anni, di lavoro - commercia fiori, guarda un po' il caso...-; per un po'. Il tempo, per Aida, di fare le cose a modino, ed ecco arrivare mezzo litro di vino - del Montepulciano generoso- pane ed agnello. Che spettacolo! "Chiederò di essere adottato!". Aida merita un plauso. Lodo tutte le cuoche che non vanno in televisione, ma che in luoghi dispersi della penisola sanno davvero far da mangiare come si deve!
Devo stare attento a quando mi fermo. Spesso, molto spesso, le mie soste, tra cibo e personaggi che incontro, non durano meno di due ore. Questa volta non si fanno eccezioni. Pago il mio debito, forse scontato in qualcosa. Saluto Aida, il suo compagno, che con lei lavora nel locale, ed il motociclista. Vado verso la mia camera. Mi attende una salita al buio totale, di tre km. Con un freddo inusitato per la mia pelle e un timore reverenziale nei confronti della strada, tutta tornanti e curve, che non conosco.
Arrivo a destinazione. Sano e sazio. Chiedo un bicchiere di vino, la meritata ricompensa per gli ultimo tre km percorsi. Salgo in stanza, un posto alla buona ma molto pulito e confortevole. Lascio la mia giovenca a riposare sotto una tettoia all'interno di una corte. Speriamo bene...
Controllo il portafoglio: con desolazione noto che non c'è più molta carta che conti. E non ho molte alternative. Ma come al solito, tutto girerà per il verso giusto. Sempre. E Comunque.

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Claude03
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Inserito il - 08 ago 2014 :  22:01:20  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Oggi ore 12 a Roccafluvione. Un demente in retromarcia urta e fa cadere la mia lambretta... Due ammaccature, una sullo scudo e una sul cofano, e ghiera cromata del faro piegata e ammaccata per bene su di un muro. Luce non ben funzionante...
Non va molto bene tutto ciò. Ma il motore tira come il solito. Che tristezza sta cosa però...

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Iso
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Inserito il - 08 ago 2014 :  22:29:25  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Mi dispiace ... la sistemerai.
Intanto grazie ancora per il bel racconto.

Ciao.
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MarcoBrescia
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Inserito il - 09 ago 2014 :  00:22:02  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Dai dai... a tutto c'è rimedio, seppur con dispiacere... :-)
Goditi il viaggio, al ritorno ci penserai.


Citazione:
Messaggio inserito da Claude03

Oggi ore 12 a Roccafluvione. Un demente in retromarcia urta e fa cadere la mia lambretta... Due ammaccature, una sullo scudo e una sul cofano, e ghiera cromata del faro piegata e ammaccata per bene su di un muro. Luce non ben funzionante...
Non va molto bene tutto ciò. Ma il motore tira come il solito. Che tristezza sta cosa però...

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Marco
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