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 bollo storico. sentenza cassazione
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uomovouge
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Il mio Garage

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http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/17/bollo-auto-storiche-affare-doro-cosi-regioni-disattendono-cassazione/730966/

Bollo auto storiche, Cassazione: “Non si paga”. Ma le Regioni dicono di sì
L'associazione privata che riscuote l'obolo si arricchisce sempre di più grazie al sostegno degli enti pubblici, anche se varie sentenze hanno stabilito che l'iscrizione non è dovuta

di Marco Quarantelli | 17 ottobre 2013
Bollo auto storiche, Cassazione: “Non si paga”. Ma le Regioni dicono di sì
Più informazioni su: Auto, Bollo Auto, Cassazione.

La Cassazione e l’Agenzia delle Entrate hanno stabilito che l’obolo non è dovuto. Ma l’Automotoclub Storico Italiano continua a pretenderlo e le Regioni, enti pubblici, stanno dalla parte dell’associazione, che è privata, e dicono agli utenti di pagare se vogliono godere di un loro diritto. Perché? E’ la domanda che si pongono ogni anno le migliaia di automobilisti possessori di un’auto che ha più di 20 anni e che fanno richiesta dell’Attestato di storicità, che consente ai proprietari delle auto ‘storiche’ di pagare una tassa di circolazione agevolata. Il certificato lo rilascia l’Asi, che per farlo pretende l’iscrizione di proprietario e veicolo ad uno dei suoi club territoriali, ma varie sentenze, tra cui quella della Suprema Corte del 15 febbraio, hanno stabilito che l’iscrizione non è dovuta. Eppure l’associazione di Torino e quasi tutte le Regioni non smettono di richiederla, mentre l’Asi da semplice club di appassionati è diventata monopolista nel settore e si arricchisce sempre di più: i 12 milioni messi a bilancio nel 2011 sono diventati 16 nel 2012.

A regolare la materia è l’articolo 63 della legge n.342 del 2000: “Sono esentati dal pagamento delle tasse automobilistiche” auto e moto che abbiano compiuto i 30 anni d’età, ma anche gli “autoveicoli e motoveicoli di particolare interesse storico e collezionistico per i quali il termine è ridotto a 20 anni”. Quali veicoli sono di interesse storico? Quelli “costruiti specificamente per le competizioni”, “a scopo di ricerca tecnica o estetica” e quelli che pur “rivestano un particolare interesse storico e collezionistico in ragione del loro rilievo industriale, sportivo, estetico o di costume”. A stabilire che un veicolo abbia queste caratteristiche è l’Attestato di storicità: l’Asi lo rilascia dietro iscrizione ad uno dei suoi club affiliati che costa minimo 100 euro. Ma secondo il fisco e la giurisprudenza l’iscrizione non è dovuta.

L’Agenzia delle Entrate, con la Risoluzione 112/E del 29 novembre 2011, ha stabilito che in base alla legge 342/2000 non è prevista “per il riconoscimento del regime di favore l’iscrizione nei registri tenuti dall’Asi”. La medesima cosa ha sancito la Cassazione con la sentenza 3837 del 15 febbraio 2013, che cita sia la legge che la risoluzione del fisco: “La disciplina di legge che qui rileva non impone certo ai cittadini l’iscrizione all’Asi come presupposto per beneficiare dell’esenzione, (…) sicché suonerebbe assolutamente estranea al precetto normativo la pretesa che esenzione e vincolo associativo costituiscono un binomio necessario”.

Questo nella teoria, perché quando si cominciano a fare le pratiche per l’agevolazione, la musica cambia. Abbiamo chiamato il Centro assistenza tasse automobilistiche della Regione Lazio – gestito da Aci – e abbiamo domandato: “Per avere il bollo agevolato per un’auto storica serve l’iscrizione all’Asi?”. La risposta dell’operatore: “Sì, deve fare l’iscrizione”. Contrariamente a quanto spiegato sul sito della Regione, che cita la Risoluzione dell’Agenzia delle Entrate. A quel punto l’utente intenzionato a pagare il bollo ridotto chiama uno dei club territoriali federati con Asi e pone di nuovo la domanda: “Sì, deve iscriversi sia al nostro club che all’Asi – risponde l’operatore di una delle 20 associazioni affiliate presenti a Roma – dopo 90 giorni le arriverà a casa l’attestato”. Le altre regioni? Al telefono gli impiegati degli uffici tributi di Abruzzo, Marche, Valle d’Aosta e Basilicata rispondono che “serve l’iscrizione all’Asi”. Sul sito della Regione Molise si legge che il beneficio è accordato “mediante l’iscrizione” all’Asi; lo stesso si legge sui siti delle province autonome di Trento e Bolzano. In Liguria hanno diritto all’esenzione “i veicoli che risultano iscritti nei registri Asi”. Insomma le Regioni, tranne Umbria, Puglia, Piemonte (riconoscono anche l’Attestato rilasciato da altri club), Lombardia e Toscana (dove esistono tasse fisse da cui però sono esenti gli iscritti all’Asi) stanno dalla parte del club e non dei cittadini, né del fisco.

Eppure l’iscrizione non è dovuta, lo dicono anche i più insigni tributaristi. Anche se dal 2011, in virtù del decreto legislativo 68/2011, “le regioni disciplinano la tassa automobilistica regionale”, la sentenza della Cassazione e la risoluzione dell’Agenzia delle Entrate restano valide. “In ogni caso – spiega Livia Salvini, professore ordinario di Diritto Tributario nell’Università LUISS – Guido Carli di Roma – per prevedere la necessità dell’iscrizione all’Asi la Regione dovrebbe approvare una legge, perché non basterebbe una delibera di giunta, che non è una fonte normativa ma una fonte secondaria. Non è un caso che l’Emilia Romagna (l’unica Regione insieme al Veneto ad averlo fatto dopo il 2012, ndr) sia intervenuta con una legge regionale”. Risultato: le Regioni che dal 2011 si sono dotate di una legge per obbligare all’iscrizione sono nel giusto, le altre no.

Ma c’è di più. La legge potrebbe non bastare: “Secondo la sentenza della Corte Costituzionale n. 288 del 19 dicembre 2012, la tassa automobilistica regionale non è un tributo regionale “proprio”, bensì derivato – spiega Eugenio della Valle, professore ordinario di diritto tributario alla Sapienza di Roma – quindi la Regione non può escludere esenzioni già previste dalla legge statale e non può negare l’esenzione dal bollo a chi non si iscrive all’Asi perché l’iscrizione, hanno stabilito la Corte di Cassazione e l’Agenzia delle Entrate, non è un presupposto per usufruire dell’esenzione”.

Le Regioni, però, vanno avanti e l’Asi incassa. L”iscrizione si può effettuare solo in uno dei club affiliati e costa tra i 100 e i 300 euro. Di questi 41,32 euro finiscono nelle casse dell’Asi. I guadagni sono elevati. In Italia le auto con oltre 20 anni di vita, spiega l’Aci, sono 4 milioni e 100 mila, un veicolo circolante su 10. Non tutte, ovviamente, sono auto storiche e hanno diritto al bollo agevolato. Ma un’idea della crescita del fenomeno la danno i numeri forniti dall’Asi che, si legge sul sito, “è una Federazione composta da 263 club federati e 38 club aderenti, che riunisce circa 202.000 appassionati”. Nel 2007 i soci erano 100 mila, la metà; nel solo 2011 sono cresciuti di 62 mila unità. Quanti sono i veicoli certificati? “Oltre 45.000, con un incremento annuo di circa 3.000 unità”, si legge ancora sul sito. Una crescita vertiginosa che si traduce in bilanci sempre più ricchi. Il bilancio 2012 è stato chiuso a quota 16.009.940 euro, quando nel 2011 era stato di 12.420.437. Alla voce “Ricavi istituzionali” (10.265.196 in totale) le quote associative (tra le iscrizioni rinnovate e quelle nuove) sono il capitolo più nutrito e ammontano a 8.340.773. E la relazione sulla gestione registra “un incremento del 7% circa dei proventi derivanti dall’attività istituzionale dovuto principalmente alla continua crescita delle iscrizioni”.

beber
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Carrè - VI
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Il mio Garage

156 Messaggi
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Inserito il - 17 ott 2013 :  11:37:55  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
mi hai anticipato, volevo postarlo anche io l'articolo!!

Li 125 3a serie (work in progress..a lot!!)
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GiPiRat
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Lecce - LE
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Il mio Garage

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Inserito il - 17 ott 2013 :  21:12:17  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Se n'era parlato già qui: http://www.scooterdepoca.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=44178
E, come ho già scritto in altro sito, se non interviene lo Stato in maniera più decisa di quanto abbia fatto finora, alcune regioni continueranno a pretendere l'iscrizione ai registri storici ASI o FMI. Magari si potrebbe interessare alla cosa la Corte dei Conti, così da far pagare le spese processuali ai funzionari pubblici che propongono di continuo questo genere di cause, invece che ai cittadini, visto che le perdono praticamente sempre!

La sentenza potete trovarla anche qui: http://old.vesparesources.com/forum/downloads.php?do=file&id=289

Ciao, Gino
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PV33
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Susa - TO
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Inserito il - 17 ott 2013 :  22:32:45  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Quando interverrà lo Stato, sarà semplicemente la fine delle agevolazioni fiscali.
Non credo manchi molto, ormai la questione delle auto (anche moto, ma molto meno) ventennali sta diventando insostenibile per le Regioni; ancora un paio di sentenze, e vedrete.
Tra l'altro, chi ha avuto la pazienza di leggere la sentenza della Cassazione, e di interpretarla (possibile che nel 2013 si debbano ancora usare certi linguaggi?) avrà capito che la sentenza non equipara veicoli ventennali a quelli trentennali, perchè i primi devono comunque avere "particolari caratteristiche". Traducendo, un'auto di trent'anni può essere il peggior scassone di questo mondo, non importa, fiscalmente è "storica"; un'auto di vent'anni deve essere invece interessante, in ottime condizioni, ecc.
Prima questo lo stabiliva l'ASI (ma anche, in minor misura, la FMI) e tutto finiva lì, nessun successivo controllo era richiesto.
Ora lo stabilirà il proprietario, sostanzialmente in base alle sue convinzioni, che secondo la Cassazione non è affatto tenuto ad autocertificare a priori, come spesso si legge, ma semplicemente eserciterà il suo presunto diritto pagando di sua iniziativa la tassa di circolazione anzichè quella di proprietà.
Però a questo punto, a differenza di prima, sempre secondo la Cassazione la Regione avrà il diritto/dovere di verificare per evitare danni erariali, quindi potrà/dovrà chiedere adeguata giustificazione oppure, meglio ancora, procedere essa stessa a verifica del veicolo.
Cosa questo significhi credo non lo sappia nessuno; le Regioni non hanno, ne mai avranno, una struttura in grado di fare questo. Certo potranno ripiegare, come già accade in qualche caso, sulla famosa autocertificazione, ma quando i numeri dovessero farsi importanti (con tutto il rispetto, quello che accade in Umbria vale un millesimo di quello che accade ad esempio a Roma) il bubbone scoppierebbe ugualmente.
Lo dico da proprietario di un'auto di ventun'anni che uso tutti i giorni, e per la quale non mi sfiora neppure l'idea di considerarla "di particolare interesse storico" e di iscriverla ASI, dove invece ho certificato una quindicina di moto, ne tantomeno di pagare il bollo "storico".
Ciao.
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wanvaiden
Senior


Bologna - BO
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Il mio Garage

1871 Messaggi
Iscritto dal 2005

Inserito il - 18 ott 2013 :  00:48:41  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
in merito alle ventennali cosi risposi molto tempo fà a quelli che lavorano in regione o più precisamente assunti in regione,che non potevano assolutamente credere ad una mia autocertificazione: fidatevi almeno della revisione fatta da officine autorizzate dalla mtct!!! dovrebbe bastare!!! se si è autorizzati a circolare si presume che l'auto abbia i requisiti richesti dalla legge!!ma niente da fare, evidentemente le argomentazioni della nota associazione sono più valide!!
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GiPiRat
Moderatore



Lecce - LE
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Il mio Garage

6383 Messaggi
Iscritto dal 2005

Inserito il - 18 ott 2013 :  12:10:19  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Citazione:
Messaggio inserito da PV33

Quando interverrà lo Stato, sarà semplicemente la fine delle agevolazioni fiscali.

Non credo, anzi, lo Stato è intervenuto più volte a favore dei cittadini nei confronti di regioni ed ASI.

Citazione:
Messaggio inserito da PV33

Non credo manchi molto, ormai la questione delle auto (anche moto, ma molto meno) ventennali sta diventando insostenibile per le Regioni; ancora un paio di sentenze, e vedrete.
Tra l'altro, chi ha avuto la pazienza di leggere la sentenza della Cassazione, e di interpretarla (possibile che nel 2013 si debbano ancora usare certi linguaggi?) avrà capito che la sentenza non equipara veicoli ventennali a quelli trentennali, perchè i primi devono comunque avere "particolari caratteristiche". Traducendo, un'auto di trent'anni può essere il peggior scassone di questo mondo, non importa, fiscalmente è "storica"; un'auto di vent'anni deve essere invece interessante, in ottime condizioni, ecc.
Prima questo lo stabiliva l'ASI (ma anche, in minor misura, la FMI) e tutto finiva lì, nessun successivo controllo era richiesto.
Ora lo stabilirà il proprietario, sostanzialmente in base alle sue convinzioni, che secondo la Cassazione non è affatto tenuto ad autocertificare a priori, come spesso si legge, ma semplicemente eserciterà il suo presunto diritto pagando di sua iniziativa la tassa di circolazione anzichè quella di proprietà.
Però a questo punto, a differenza di prima, sempre secondo la Cassazione la Regione avrà il diritto/dovere di verificare per evitare danni erariali, quindi potrà/dovrà chiedere adeguata giustificazione oppure, meglio ancora, procedere essa stessa a verifica del veicolo.
Cosa questo significhi credo non lo sappia nessuno; le Regioni non hanno, ne mai avranno, una struttura in grado di fare questo. Certo potranno ripiegare, come già accade in qualche caso, sulla famosa autocertificazione, ma quando i numeri dovessero farsi importanti (con tutto il rispetto, quello che accade in Umbria vale un millesimo di quello che accade ad esempio a Roma) il bubbone scoppierebbe ugualmente.
Lo dico da proprietario di un'auto di ventun'anni che uso tutti i giorni, e per la quale non mi sfiora neppure l'idea di considerarla "di particolare interesse storico" e di iscriverla ASI, dove invece ho certificato una quindicina di moto, ne tantomeno di pagare il bollo "storico".
Ciao.


Anch'io parlo come proprietario di una Panda 750 di 26 anni per cui pago regolarmente bollo e assicurazione senza agevolazioni.

Le regioni (quelle che vorranno perdurare in questi comportamenti antisociali) non faranno nessun controllo, continueranno semplicemente a proporre cartelle esattoriali quando ne ravviseranno l'opportunità, perchè le opposizioni sono una piccola frazione del totale di quanto riescono a racimolare andando contro la legge (sì, quello che fanno è illegale e anticostituzionale, ma se ne fregano!).

L'unica cosa da fare, secondo me, è fare intervenire la Corte dei Conti affinché si facciano pagare le spese legali ai funzionari che propongono queste opposizioni, visto che è ormai acclarato che gli esiti sono negativi. Se li colpisci al portafoglio, vedi come capiscono subito l'antifona!

Ciao, Gino
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