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 Dedicato a Moreno: La storia della Straccamoreno
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geppe
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Treviso - TV
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Il mio Garage

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Iscritto dal 2004

Inserito il - 07 gen 2010 :  20:50:46  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Ciao a tutti!
Vi riporto pari pari un capitolo preso dal libro del giornalista Roberto Cristiano Baggio "Un Pò di moto". Il libro è composto da racconti che hanno per protagonisti il manipolo di vicentini che hanno partecipato alla Milano Taranto.
Tra questi protagonista è il nostro amico Moreno, e narra la vera(?) storia della nascita della "Straccamoreno".
Il titolo è: "Mai stufo"

MAI STUFO

L’ingegner Moreno Brogliato è di razza speciale. Abituato ai calcoli e al cemento armato, ha preso dai primi la razionalità e dal secondo la resistenza.
Una testa quadra.
Meglio: dura.
Dove per dura non s’intenda scarsa capacità di comprendonio, cosa che peraltro la laurea, presa a pieni voti, esclude con ampio margine, quanto piuttosto risolutezza e determinazione.
Per farla breve: quando s’incapponisce non c’è verso di fargli cambiare idea:
Cascasse il mondo.
Scoppiasse il finimondo.
Arrivasse la fine del mondo.
Una testa dura, appunto.
Ma fine, delicata, concreta.
Neuroni e sinapsi, sotto la calotta sulla quale cresce una boscaglia riccioluta fitta e nera, lavorano incredibilmente d’amore e d’accordo.
Contenerlo, quando l’estro gli gira, è un’impresa ciclopica. Più facile raggiungere la punta dell’Everest a piedi scalzi che riportarlo sulla terra.
Una forza della natura, insomma, ingigantita dall’intelligenza pronta e vivace.
E, soprattutto, mai stanco.
La sua resistenza è mitica: dopo dieci ore di gas a manetta, è capace di scendere dalla sua Lambretta fresco come una rosa. Pronto a ripartire se trovasse qualcuno disposto a fargli compagnia.
E’ stato cosi che gli amici, coalizzatisi per spegnere quel vulcano in continua eruzione, hanno deciso di rendergli la vita difficile, proponendogli uscite in Lambretta sempre più ostiche, selettive e faticose. Delle autentiche maratone, in grado di stroncare centauri forgiati dalla Parigi-Dakar.
A dare il “la” è stato il “baffone” di Marano, Remo Zaltron, fine restauratore di Lambretta e affini, uno dei più ascoltati, nel campo della meccanica, dall’ingegnere di Marola.
Tutto accadde qualche anno fa, quando Brogliato entrò fortunosamente in possesso di una Lambretta dei primi anni sessanta. Un bell’esemplare, in discrete condizioni, bisognosa però di una rinfrescata.
Moreno ne parlò all’amico Antonio Rigovacca, titolare di un’azienda che commercializza cuscinetti a sfera a Vicenza.
“ Mi dai una mano a restaurarla?” butto lì con nonchalance, durante un’uscita in barca a vela, sotto bonaccia, sapendo di colpire il bersaglio nel cerchio più piccolo.
Antonio, grato dell’offerta, naturalmente accettò senza tentennamenti.
La taverna di Brogliato fu trasformata in officina.
Lo scooter, al centro del grande tavolo, pareva in attesa dell’autopsia. Le lezioni di anatomia meccanica partirono di sera. Via ruote, cavi e fili d’acciaio, irrecuperabili. Giù la sella che perdeva copiosamente gomma piuma. Telaio e bandinelle finirono sotto il rubinetto dell’acqua calda per una pulizia generale con detersivo e spazzola, prima di varcare il portone del carrozziere.
Il motore smontato in mille pezzi, allineati militarescamente su fogli di giornale.
La Lambra era ridotta a un puzzle da ricomporre certosinamente, con pazienza, perseveranza e abilità.
Se le prime due virtù non mancarono, l’ultima, la terza, cominciò a latitare dopo il quarto fallito tentativo di mettere insieme bobina, condensatore e blocchetto d’accensione.
La corrente andava e veniva, la scintilla scoccava quando voleva e i fari, per quanto il tester rivelasse la presenza di tensione, rimanevano sempre misteriosamente orbi.
I fallimenti erano fortunatamente compensati dalle grigliate che il padrone di casa cuoceva sulle braci del caminetto, annaffiandole col generoso Durello dei Berici.
Per farla breve: era più il tempo che passavano con la forchetta in mano di quello speso a trafficare con le chiavi inglesi. Salsicce e mesi si alternarono mentre il puzzle non avanzava di una tessera.
La solfa durò due anni.
All’inizio del terzo, Moreno si decise e andò da Remo.
Senza perdersi in preamboli, ripetè le stesse, identiche parole che, a suo tempo aveva rivolto ad Antonio: “mi dai una mano?” Zaltron abboccò.
“Portami tutti i pezzi” gli ordinò.
Moreno eseguì. Tre giorni più tardi si presentò con un paio di scatoloni pieni zeppi di ferraglia.
Non riuscendo a tenere a freno la lingua, partì a razzo.
“Che ne diresti, mentre monti la mia Lambretta, di prestarmene una delle tue, così tanto per fare un pò di pratica?”.
In garage c’era una LD 150 uscita dalle officine di Lambrate nel 1955. Perfetta, lustra, immacolata.
“E’ un modello speciale…” provò a frenarlo Remo.
“Per me va benissimo. Problemi zero” replicò entusiasta Moreno, già a cavalcioni dello scooter .
Per farlo scendere ci sarebbe voluto un cannone.
S’accordarono per una gita domenicale.
“Gli farò passare la voglia” rimuginava Zaltron, facendo male i conti.
Partirono: Arsero, Posina, il passo della Borcola e poi giù verso Rovereto e ancora il Pian delle Fugazze e Lavarone. Un giro da perderci la Trebisonda. Quando, dopo otto ore, ritornarono a Marano, Zaltron si reggeva a malapena in piedi.
Moreno, invece, pareva fosse stato morso dalla tarantola…
“Ma come, già finito?” Non si può allungare di qualche chilometro?”
Remo arricciò il baffo, respirò a fondo e colpì: “ domenica prossima nuova uscita. Preparati!”
Partito Moreno, chiamò due amici motociclisti da sempre.
“Devo strizzare un pazzo scatenato, aiutatemi a farlo fuori”.
Sulla carta dell’Altopiano tracciarono un giro che toccava Melette e Campomulo, Verena e Pasubio.
Poi spinsero la matita fino a Foza ed Enego, quindi in Valbrenta, sulle scale di Primolano e a Fonzaso. A Seren, alle porte di Feltre girarono a destra sottolineando in rosso la strada che conduce a Cima Grappa.
Moreno voleva correre? Ecco pronto un menù da nozze: una portata dietro l’altra, senza interruzioni, con ciliegina finale, il monte sacro alla Patria.
Partirono.
Zaltron sorrise maligno, convinto di conciarlo finalmente per le feste, barba e capelli compresi.
Via, salita e discesa, falsopiani e tornanti, vallate e cime.
Su e giù a rotta di collo. Soste solo per dieci litri di miscela e un panino.
Dieci ore, peggio che alla vera Milano-Taranto.
Al rientro a Marano, il “Borletti” segnava 300 chilometri.
Rosso vermiglio i collettori degli scarichi.
Zaltron si tolse il casco, pallido, sudato, sfinito. Brogliato lo tenne sulla testa, sorridente, allegro, pimpante.
Aveva ancora voglia di scherzare.
Irriducibile, irrefrenabile, indistruttibile.
Remo s’arrese: “ con te non c’è niente da fare. Neppure portandoti all’inferno, andata e ritorno, ti stancheresti…”
Verità sacrosanta.
Quella settimana, digerita la fatica, Zaltron lavorò più del solito.
Allo scoccare del venerdì la Lambretta di Moreno era tornata nuova.
L’ingegnere corse a prenderla, restituendo la LD del 1955 sfinita e ridotta al lumicino dalle corse, al proprietario.
Da allora, ed è trascorso un lustro abbondante, ogni anno Remo organizza la “Straccamoreno”, un giro per l’altopiano, il cui obiettivo è “distruggere” l’ingegnere.
Ai due, si sono via via uniti amici, conoscenti e appassionati. Il gruppo s’è ingrossato sfiorando le cento unità, arricchito da Donato Di Dio, Floriano Grotto, Giuseppe Luise, Carlo Sonnino, “tarantini” sfegatati. E ancora, tra gli altri, dal cervese Maurizio Morri, il padovano Massimo Tommasi, il pescarese Stefano Sbruscoli, i trentini Gianni Fiorito e Paolo Capelli, lo svizzero Marino Pastore, gli emiliani Giancarlo Valla ed Enrico Govi, il rodigino Luigi Lago, il sardo Angelo Uda.
Alla partenza Zaltron detta le trescare regole: marciare con prudenza, pranzare al sacco tutti insieme e soprattutto “straccare Moreno”.
Missione mai andata interamente in porto.
Fallita sempre.
Per manifesta resistenza dell’avversario.








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"Filosofia per alcuni meccanici: A fare i lavori male sono bravissimo anch'io!!"
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zambe
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Inserito il - 07 gen 2010 :  21:51:04  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
preambolo nientemale per il colpo di teatro finale!

______________________________________________________________________

certe cose non si possano fare. "NEPPURE" con l'ausilio di una chiave sghemba.
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sbruscoli
Moderatore


Montelabbate - PU
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3076 Messaggi
Iscritto dal 2003

Inserito il - 07 gen 2010 :  21:55:21  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
diavolo di un correttore di word!!!!
pesarese e non pescarese!!!!!!

troverete diverso materiale sull'argomento al seguente link:

http://www.quellidellalambra.it


Nel frattempo qualcuno avvisi Moreno che si sta parlando (sparlando) di lui... lo so, è in ferie, ma viviamo nel villaggio globale, a costo di usare i piccioni.....

quellidellalambra
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baronerosso53
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Inserito il - 08 gen 2010 :  09:06:34  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Bravo Geppes, descrizione precisa e veritiera. A mio avviso l'amico Moreno comincia a perdere qualche colpo, durante l'ultima edizione ha dato segni di cedimento. Per tenere il passo all'elevato ritmo imposto dallo scatenato Baffone si è sempre avvalso del gioco delle scie , classico trucco del ciclista in crisi. Nella giornata di Sabato si è pensato di metterlo al lavoro " vedi foto" ed i risulatati si sono visti subito. Non abituato a certi sforzi ha ceduto vistosamente,infatti dopo pochi km il Moreno risultò molto affaticato e per giustificare l'insolita crisi psico-fisica la colpa cadde sulla scelta sbagliata dell'assetto della sua Lambra. Neanche i vari integratori " pane e sopressa" a portata di mano dentro al suo Pav riuscirono a dargli la solita brillantezza.
Marino

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Gianca 950 S
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Inserito il - 09 gen 2010 :  17:01:50  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Ciao geppes, ...non ho capito se con quel po po di roba che hai scritto ci fai capire che ti serve un ingeniere perchè devi alzare di un piano la casa
o se gli vuoi dire ........ che ha preso la laurea con CEPU ........... sto pensando ad una via di mezzo........ ma non la vedo

Gianca 950 S - http://grillo958.spaces.live.com/default.aspx
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pcalo
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1033 Messaggi
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Inserito il - 09 gen 2010 :  19:16:47  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Splendido racconto,veramente avvincente ed esaustivo...!!!!

paolo calo'
skype:pcalo64
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pieremo
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Inserito il - 09 gen 2010 :  23:14:12  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Beh! Insommaaa.
E' stata piu' o meno cosi', certo che la fantasia non e'
restata a dormire.
Gianca quel racconto va inserito nel contesto del libro
dove si parla di vari personaggi in qualche modo legati
alla moto.
Per lo piu' sono persone del Bassanese, il nostro Moreno
e' stato messo li' suo malgrado ma non mi pare che stoni.
Tutte le persone coinvolte nel libro (in vendita a 10 euro)
hanno partecipato a qualche rievocazione della MI-TA.
Tutte persone normali, dall'ingeniere all'imprenditore
all'operaio (mi!).
Avventure, ritrovamenti, rotture e pochi incidenti, di quelli
per fortuna ci si dimentica in fretta.
Remo
L'autore e' il giornalista del G.di Vicenza Roberto Cristiano Baggio
ed il libro si intitola "Un po' di moto", visto che gli abbiamo rubata
una pagina ricambio con un po' di pubblicita'.
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