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PV33
Junior ++


Susa - TO
Italy


993 Messaggi
Iscritto dal 2002

Inserito il - 27 gen 2008 :  17:34:27  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Cerco di riassumere: i principi sono uguali in tutti i paesi, in Italia cambiano i costi (mediamente molto più elevati) e la complessità delle procedure. Detto questo però:
1) In tutti i paesi i veicoli possono essere reimmatricolati solo se conformi alla direttiva Euro3
2) Se non conformi, in tutti i paesi serve una procedura in deroga, da noi si chiama immatricolazione di veicoli storici.
3) In tutti i paesi, serve una documentazione tecnica. Può essere rilasciata dagli enti più disparati, in Inghilterra se non sbaglio può farlo addirittura il Lambretta Club. Da noi ci sono l'ASI e la FMI, ammetto che sia un po' una rottura ma si fa tranquillamente.
4) In tutti i paesi serve una documentazione di proprietà, spesso basta un'autocertificazione, ma anche da noi non ci vuole molto, basta una bolla doganale o qualsiasi cosa (atto di vendita) attesti che il veicolo arrivi dall'estero. È una complicazione in più, ma superabile
5) Un minimo di reciprocità esiste; se vai ad un mercatino tedesco e carichi un Tir di BMW (purtroppo non hanno Vespe o Lambrette), adottando un minimo di misure per quanto riguarda la documentazione di proprietà si possono reimmatricolare anche in Italia.
6) Una Lambretta reimmatricolata in Germania può essere importata in Italia; una BMW reimmatricolata in Italia può essere importata in Germania, è ovvio.
5) In quasi tutti i paesi il veicolo così reimmatricolato deve essere sottoposto a collaudo, magari è pure giusto.

Fin qui per quanto riguarda veicoli provenienti dall'estero, che è poi il caso dei nostri scooter che partono da Imola o Novegro.
Ma se il veicolo è "nazionale"?
Qui cambia tutto, ma purtroppo non può essere che così.
Se io rubo un Vespa del '55 in Germania e vado alla Motorizzazione tedesca per reimmatricolarla mi arrestano subito, perchè sanno da dove viene.
Se faccio la stessa cosa in Italia, chi mai potrà conoscerne la provenienza? Da noi, nessun veicolo immatricolato prima della informatizzazione degli archivi (fine anni '70? boh!) può essere riconosciuto in maniera univoca, ad esempio dal numero di telaio, a meno che sia stato inserito sucessivamente a causa di passaggi burocratici (volture, demolizione, ecc.)
È solo il timore delle provenienza illecita ad impedire le reimmatricolazioni "da zero", non chissà quale altra scandalosa considerazione.
Per quanto riguarda le targhe, esiste al Senato un disegno di legge che se ne occupa, ma se finisce la legislatura dovrà come al solito essere ripresentato (sarebbe la terza volta) e dovrà ricominciare l'iter praticamente da zero.
Ciao.

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GiPiRat
Moderatore



Lecce - LE
Italy


Il mio Garage

6384 Messaggi
Iscritto dal 2005

Inserito il - 27 gen 2008 :  20:38:23  Mostra Profilo Rispondi Rispondi Quotando
Sono parzialmente d'accordo con PV33, ma resta il fatto che all'estero la situazione è veramente molto migliore, e i veicoli italiani immatricolati in Germania, possono essere reimmatricolati in Italia senza neanche il collaudo, se quello tedesco non è ancora scaduto! E questo la dice lunga sull'efficienza della nostra burocrazia.

Se sono restii alle immatricolazioni/reimmatricolazioni di veicoli demoliti e/o di incerta provenienza, esistono tutti gli strumenti che consentirebbero di verificare la liceità delle richieste, il fatto è che i controlli sono inesistenti e che nessuno vuole prendersi la minima responsabilità, anche se gli si firma tutte le autocertificazioni di questo mondo giurando su una montagna di bibbie! Eppoi, magari gli toccherebbe pure di lavorare ai poveri cocchi!

La cosa allucinante è che in qualche isola felice (almeno per il momento), si riesca a fare a quello che "la legge consente", mentre nella maggior parte d'Italia questo è impossibile o altamente "sconsigliato".

Non c'è nulla da fare, questa è e resta una "repubblica delle banane", e i recenti fatti politici non fanno che confermarmelo!

Se qualcuno ha la possibilità di contattare il signor Gabibbo, si attivi pure.

Ciao, Gino
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