V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
pieremo |
Posted - 18 nov 2008 : 23:20:36 E' a Carru' che sembra un paese Sardo ed invece e' in provincia di Cuneo. Segnalata da un amico accelsa forchetta; vale la pena di andarci ? Remo |
3 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
Admin |
Posted - 19 nov 2008 : 23:04:01 Remo si fa tutto in un giorno, giovedi 11 dicembre.
Ciao
Pierfranco Viviano - Administrator
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pieremo |
Posted - 19 nov 2008 : 23:01:02 Non ho parole, sto annegando di acquolina.... In che giorno sarebbe piu'conveniente esserci ? Grazie, Remo |
Admin |
Posted - 18 nov 2008 : 23:53:59 Certo che si! Ma la mia opinione non vale...gioco in casa!!!
http://www.comune.carru.cn.it/Home/DettaglioNews?IDNews=74649
questo è l'articolo del Corriere della Sera della scorsa edizione:
Nella patria del bollito, come un secolo fa A Carrù si ripete il rito della fiera del Bue grasso. Degustazione di massa in piazza
CARRU’ (Cuneo) - Se tutti avessero la simpatia di Beppe Cravero, ristoratore di Carrù, si mangerebbe soltanto bollito. Questo piatto, che ha fatto la fortuna di un Comune con quattromila anime, quattro ristoranti e una statua in marmo all’animale eletto, celebrerà il suo momento il 12 dicembre con la fiera (domenica prossima, invece, pranzo del Gran bollito). E si distribuiranno porzioni a dieci euro sin dalle 6, come si faceva un tempo, quando i mercanti arrivavano su queste colline di Langa con le mani rosse di freddo e gli animali legati e tenuti insieme dalle corde, in una lunga teoria. «La loro non era fame - aggiunge Cravero -, era famissima», e dopo aver lasciato il bestiame, facevano una robusta colazione a base di scaramella, la pancia e il costato del bue, e poi la testina di vitello, la polpa di spalla di manzo e quelle deliziose salsine che ancora oggi vengono preparate. «Era desiderio e necessità, a quel tempo - precisa lo chef del Vascello d’Oro - oggi invece si può parlare di hobbysmo culinario». Qui, per questa giornata del bollito non stop, la gente si prepara come 92 anni fa, come in quell’autunno del 1910, quando chi avanzava dubbi sulla razza piemontese che si stava lentamente affermando fu zittito con la prima fiera del bue grasso. Questo rito, che si ripete con la magia delle brume d’autunno, le vigne addormentate, le luci dell’alba, fa dire a Cravero una frase davvero tutta sua, ma che in qualche modo fa pensare: «Può esistere il bollito senza Carrù, ma non può esistere Carrù senza bollito».
Le tazze di brodo caldo e le trippe fumanti sono il goloso terminale di una festa che vuole valorizzare il patrimonio zootecnico locale con i buoi e i manzi nostrani, le vitelle, i castrati, le vacche grasse, i torelli della coscia e i tori con le varie dentature. Una sfilata particolarissima fatta di grida umane e muggiti, di mantelli e sigari italiani fumati avidamente sulla piazza del Mercato. L’associazione commercianti di Carrù sarà schierata con i suoi 135 tesserati, pronti ad accogliere i viaggiatori e offrire «qualche decina di quintali di carne di bollito». Cravero, con Lidia, la moglie, e il figlio Marco, si definisce «trattore della sua trattoria», cioè motore di un gruppo che vuole unicità e unione. Difficile ma non impossibile se in testa frulla sempre l’ennesimo motto del vivace chef: «Fare arrivare i mille, dividere, e non strapparsi i cento». I quattro ristoranti, Moderno, Osteria del Borgo, I Mariaci e il Vascello d’Oro, questa logica l’hanno sposata dimenticando diffidenza e gelosia. Nel nome di quelle salse strepitose: la verde con acciughe e aglio, la cotognata con marmellata di mosto dolcetto, mele cotogne, pere Martin, noci e nocciole e quella al miele di acacia, preparata in brodo di mandorle, noci e nocciole setacciate e l’aggiunta di senape gialla, strappalacrime.
I talenti, su queste colline, sono discreti e i prodotti eccellenti. Un caso per tutti è quello del caseificio Agrinatura Occelli a Farigliano. Beppino Occelli è l’uomo che ci ha creduto. Qui dove il Monviso è sfondo naturale, i pastori delle montagne di Cuneo permettono la preparazione di un burro esemplare fatto di panna fresca stampato a mano nei calchi di legno, come una volta. Il panetto da 125 grammi per 1,65 euro è un gioiello di bontà. E i degustatori del quindicinale americano Wine Spectator gli hanno attribuito gli onori del migliore rispetto a francesi, spagnoli e americani. Restano i formaggi, unici, stagionati nelle «crote» di Langa. Val la pena provare il Valcasotto e il Raschera erborinato. Si resta davvero ammirati.
Mauro Remondino
Pierfranco Viviano - Administrator
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