V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
balbe |
Posted - 22 set 2003 : 14:11:41 Personalmente da un po'di anni la passione per le vecchie moto è diventata il mio passatempo principale; devo dire però che a volte mi sorgono delle perplessità legate sopratutto all'inevitable incontro (o scontro?) che è necessario avere con la nostra "amata" burocrazia...
Caso tipico: restauro di una moto radiata d'ufficio, magari priva di targa o di libretto oppure con libretto illeggibile.
Passi canonici da seguire - denuncia smarrimento targa e/o libretto - atto di vendita presso un notaio, con articolo 2688, per potere poi iscrivere il mezzo al PRA.
A questo punto mi chiedo:
Perchè la motorizzazione ci obbliga a fare la denuncia di smarrimento di un oggetto che a) magari non abbiamo mai ne visto ne avuto fisicamente tra le mani b) non è mai stato intestato a nostro nome se poi prende tali oggetti (targhe e/o libretti) e li manda al macero? Per dimostrare che un mezzo ha circolato non sarebbe sufficiente una semplice visura rilasciata dal PRA?
Perchè il PRA ci obbliga, per dimostrare la provenienza del nostro amato rottame, a redigere un atto di vendita magari con una persona che probabilmente non è mai stata propietaria nemmeno per un secondo del nostro ricercatissimo cimelio? Perchè non dovrebbe essere sufficiente un'autocertificazione?
Tale casistica penso sia abbastanza frequente tra chi si occupa o per lavoro o per hobby di far riviere dei mezzi di interesse storico; sono situazioni al limite del paradossale che dimostrano da un lato come ci vengano offerte delle scappatoie (forse poco ortodosse ma utili) per raggiungere il nostro obiettivo, ma da un lato come tali scappatoie possano facilmente generare confusione e dubbi non solo tra noi ma anche tra gli stessi "burocrati".
Non so se qualcuno condivide le mie perplessità, oppure per un collezionista/restauratore tutto questo fa parte o deve per forza continuare a fare parte del gioco.
Perchè non rendere tutto più semplice e trasparente?
Ciao |
|
|